Fino agli anni 80 per la riparazione delle ernie venivano usate tecniche che prevedevano l’uso dei punti di sutura per avvicinare i tessuti, ma, data la fragilità di questi, fragilità che è la causa stessa dell’ernia, in una percentuale, che in talune statistiche arrivava fino al 25% dei casi (1 caso su 4!!!), i punti cedevano per cui si riformava l’ernia.
Tanti sono oggi i fattori di novità nel trattamento delle ernie: le migliorate conoscenze di fisiopatologia, l’affinamento di nuove tecniche chirurgiche, l’impiego di nuovi anestetici, ma quello che ha rivoluzionato la cura chirurgica delle ernie è stato l’introduzione delle reti o le cosiddette protesi per ernia.
Esse possono essere di materiali diversi (sintetici, assorbibili, parzialmente assorbibili, biologici), di fattura e peso differenti (macroporose o microporose, a basso peso o ad alto peso), più o meno rigide o morbide, pretagliate o da tagliare.
I vantaggi delle protesi sono indubitati: consentono suture non in tensione (“tension free”) e ricostituiscono la parete posteriore del canale inguinale. Questi due fattori portano ad un maggiore comfort postoperatorio del paziente in termini di dolore e mobilizzazione, tanto che possiamo dimettere il paziente in giornata, e fanno crollare nettamente la percentuale delle recidive al di sotto dell’1% contro il 18-25% che si aveva con l’intervento che si faceva prima.
Pertanto oggi l’intervento consente di ottenere:
• il minimo rischio di recidiva,
• il minimo trauma chirurgico,
• la minima alterazione funzionale,
• il minimo rischio di complicanze intra e postoperatorie,
• il minimo dolore postoperatorio e infine la rapida ripresa dell’attività fisica
Personalmente uso varie tecniche chirurgiche per l’apposizione di protesi.
Infatti adatto le varie tecniche chirurgiche all’età, al sesso, alle condizioni cliniche generali del paziente nonché al tipo di ernia, al volume dell’ernia, all’ampiezza della porta erniaria secondo il moderno concetto della “tailored surgery” cioè dell’intervento tagliato su misura per ogni paziente.
L’anestesia
Anche il tipo di anestesia viene scelto in base al tipo di paziente, alle sue condizioni cliniche, al tipo di ernia e alla durata dell’intervento; deve comunque tener conto della durata limitata della sorveglianza post-operatoria in quanto il paziente generalmente viene dimesso in giornata.
Pratichiamo quindi una anestesia che si proponga
• Una rapida reversibilità degli effetti
• Un rapido recupero delle funzioni fisiologiche
• Una ridotta incidenza degli effetti collaterali
Nella maggior parte dei casi l’intervento può essere praticato agevolmente in anestesia locale oppure in anestesia spinale cioè mediante un’iniezione a livello lombare oppure in taluni casi in anestesia generale.
La dimissione
Con le tecniche chirurgiche ed anestesiologiche che uso i pazienti sono in grado di riprendere a camminare dopo poche ore dall’intervento, e di ritornare poi a casa la sera stessa qualora i controlli medici siano regolari.
Il dolore postoperatorio è facilmente controllabile con i normali analgesici orali che prescrivo al paziente prima della dimissione.
Al paziente consegno il numero del mio cellulare per consentirgli di comunicare direttamente con me per tutto il periodo postoperatorio.
È mia consuetudine comunque telefonare a domicilio del paziente la sera stessa dell’intervento per accertarmi delle sue condizioni cliniche.